La mia più gratificante intima soddisfazione? La mia più grande ambizione professionale? E' che tutti Voi, entrando in una milonga, e vedendomi alla consolle, pensiate: "...c'è EL TROESMA... allora si BALLERA' della buona musica... ma, anche, si ASCOLTERA' della buona musica..."!Questa attenzione, questa ricerca, questa valorizzazione della musica di qualità è indubbiamente stata determinata da una forma mentis che ha plasmato la mia vita intera, in quanto io sono musicista di professione (ex concertista, attualmente docente): di conseguenza, cerco costantemente di trasferire questo mio gusto estetico musicale anche al Tango, questa peculiare e straordinaria espressione culturale nata in Argentina agli inizi del secolo scorso da una commistione e da una amalgama di eterogenee e variegate influenze transnazionali.Senza dubbio si va nelle milonghe con l'esplicito intento di vivere quell'atto simbolico qual è il Ballo (per sognare, per dimenticare, per divertirsi, per consolarsi, per corteggiare, per conquistare, e, perchè no, per sfoggiare splendidi abiti e seducenti scarpe). Sono del parere, però, che per assaporare questa gamma di sensazioni che il Tango può suscitare, ci sia bisogno di un'adeguata musica, sia dal punto di vista emozionale (la Musica ha inspiegabili poteri magici...), che dal punto di vista propriamente tecnico (elemento mai da sottovalutare, se si considera che la maestria artigianale è sempre stata storicamente un cardine insostituibile in ogni epoca).Idonee e omogenee tande che, di volta in volta, possono e devono variare a seconda di una serie di elementi apparentemente distinti e autonomi, di cui farò accenno fra breve. Nel corso delle serate milonguere nelle quali mi cimento, valuto, scelgo, seleziono SEMPRE la musica al momento: non è detto che un autore conosciuto, o un'orchestra estremamente qualificata, piuttosto che un cantante dal timbro di voce inconfondibile rappresenti la scelta migliore in una determinata circostanza. Così come è facile immaginare che noi musicalizadores abbiamo i nostri orientamenti di fronte alle varie opzioni musicali, così è altrettanto facile ribadire che noi musicalizadores siamo al servizio dei ballerini, per cui, proprio per questo, determinate scelte dovranno essere prese SEMPRE con la massima correttezza nei loro confronti. Certamente è doveroso seguire le nostre inclinazioni umane, le nostre personalità, i nostri umori, i nostri istinti, i nostri stili, ma senza mai dimenticare che gli artefici delle migliori e indimenticabili serate tanguere sono, e saranno sempre, "...le orecchie per sentire e i piedi per ballare..." di chi entra in una milonga. Credo saldamente in questo.Io, personalmente, all'inizio serata, quando generalmente inaugurano le piste i timidi e spaesati ballerini alle prime armi, propongo una serie di tande la cui semplicità ritmica possa rassicurali e proteggerli da esordi eccessivamente ardimentosi (reputo che il Canaro degli anni '30 possa rappresentare un ottimo debutto tanguero); quando nel corso delle danze avverto che la pista si riempe in modo consistente, sarà mia cura evitare scatenate milonghe che rischiano di portare all'infermeria molti piedi, polpacci e caviglie (il riferimento al "darienzismo" è mirato); se dovesse capitare di trovare un impianto stereo che accidentalmente non assicura una costante buona acustica, sarà opportuno per me scegliere una gamma di brani affascinanti e coinvolgenti la cui registrazione già all'epoca sia avvenuta nel modo più nitido possibile (i più esperti avranno certamente colto la mia allusione a Tanturi); quando le luci in sala consentono un gioco di suggestioni che avvolge di sublime poesia un preciso momento, andrò alla ricerca di quatto tanghi cantati che favoriscono la possibilità di abbracciarsi stretti stretti (Fresedo e Di Sarli ne saranno lieti); infine, quando in milonga entrano persone decisamente più smaliziate, o addirittura, come sovente succede, partecipano professionisti del mondo tanguero, è sicuro che andrò alla ricerca di una serie di pezzi per nulla scolastici, bensì artisticamente elaborati, originali e prestigiosi (Calò, Troilo e Pugliese farebbero al caso mio).Queste scherzose citazioni di personaggi che hanno fatto la storia di questo genere musicale, mi permettono di andare specificatamente in merito al miratissimo riferimento che ha introdotto questa mia presentazione: la buona musica. Dunque, ho constatato che, dopo una rudimentale prassi esecutiva che ha caratterizzato gli esordi degli anni '10 in cui gli strumenti impiegati avevavo ruoli piuttosto convenzionali e paritetici (a noi sono giunte rarissime testimonianze di Eduardo Arolas, Vincente Greco, Genaro Esposito, Augusto Pedro Berto, Juan "Pacho" Maglio), dalla fine degli anni '20 (quando il Tango fa un'escursione in territorio, non solo, parigino) si incominciano a valorizzare quei "totem suonanti" che saranno indelebilmente identificati come emblemi di tutto il movimento culturale-musicale tanguero, ovvero il bandoneon, il pianoforte e il violino (e in questo senso il materiale discografico a noi pervenuto delle orchestre di Bianco-Bachicha, dei fratelli Pizarro, dell'intera famiglia Canaro, e, non da ultimo, da quel capostipite rappresentato dal Sexteto Tipico di Julio De Caro, sono esemplari). Depurato e nobilitato dall'esperienza francese, il Tango ritorna nella sua terra d'origine, si insedia, si sviluppa, vive un'irripetibile stagione d'oro, e poi, poco a poco, declina inesorabilmente, anche per ragioni storico-politiche che con l'arte non dovrebbero mai avere niente a che spartire.Per un musicista come me, la scoperta e l'analisi musicale di questo ventennio, ha assunto un valore straordinario che mi ha tenacemente spinto a reperire quello che più mi sembrava meritevole, inizialmente fidandomi della mia innata curiosità empirica, successivamente con ricerche sempre più dettagliate e analitiche. E di qui la rivelazione più stupefacente: in tutti i raggruppamenti di grido di quegli anni, infatti, si è assistito ad un innalzamento prodigioso delle capacità esecutorie di ogni singolo componente orchestrale, e, soprattutto, ad una sempre più ingegnosa abilità compositiva. Mirabolanti progressi strumentali e fantasiosi arrangiamenti musicali per i quali reputo più che legittimo parlare di vero e proprio virtuosismo, che niente ha da invidiare alle pagine più impervie del genere classico e jazz.Rodolfo Biagi, Carlos Di Sarli, Osmar Maderna, Lucio Demare, Horacio Salgan, Osvaldo Pugliese alla tastiera; Pedro Maffia, Enrique Alessio, Anibal Troilo, Pedro Laurenz, Domingo Federico, Osvaldo Ruggiero al bandoneon; Elvino Vardaro, Alfredo Gobbi, Raul Kaplun, Enrique Mario Francini, Emilio Balcarce al violino; ebbene, questi sono solo alcuni degli artisti che hanno contribuito attivamente a trasformare il primitivo tango nato nei bassifondi di Buenos Aires in una composita immedesimazione spirituale che ha splendidamente varcato i confini non solo rioplatensi. Artisti che hanno lasciato una traccia del tutto personale, seguendo ognuno aspirazioni troppo distinte per poterle superficialmente raggruppare e frettolosamente catalogare. Artisti che, nella loro mole complessiva, hanno creato quasi dal nulla una Musica che, come tutte le espressioni umane di grande valore, ha vinto la prova del tempo. Molto, molto meritatamente.E' questo che io intendo quando alludo con caparbia ma umile convinzione alla vera buona musica. E questa è la musica che sarei onorato di farVi ballare e ascoltare... Junto a tu corazon...con alma, cabeza y pasion...Breve curriculum: Diploma in pianoforte al Conservatorio "Benedetto Marcello" di Venezia col massimo dei voti e la Lode.Stage di Musicalizador nel maggio del 2006 a Roma con Daniel Boggio e Franco Finocchiaro.Collaudate esperienze nelle milonghe delle provincie di Treviso e Bergamo.
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